Mochi, i dolcetti al gelato giapponesi
I mochi sono un’autentica prelibatezza della cucina giapponese, che sta rapidamente conquistando popolarità anche in Italia. Negli Stati Uniti invece sono già da tempo molto diffusi e amati.
Tra i dolci giapponesi tradizionali probabilmente rappresentano i più pratici. Infatti sono popolari anche come street food e snack.
Se siete appassionati di sushi, vi sarà sicuramente capitato di notare dei piccoli bigné dai colori pastello e l’aspetto da marshmallow. E magari vi siete anche chiesti di che strano tipo di sushi potesse trattarsi. Sappiate che quei dolcetti erano proprio i mochi, dei gustosissimi bocconcini di gelato avvolti in un soffice guscio di riso glutinoso.
Ma come nascono i mochi? Quali varietà esistono e quali sono le loro origini?
Partiamo alla scoperta di uno dei dolci più iconici e diffusi della tradizione del Sol Levante!
Mochi a capodanno, mochi tutto l’anno
Come abbiamo visto i mochi sono estremamente popolari in tutto il mondo, e stanno riscuotendo pareri entusiastici anche in Italia.
In Occidente questi dolcetti vengono consumati in ogni periodo dell’anno senza problemi. I ristoranti sushi e gli all you can eat li propongono spesso come dessert, in chiusura al sushi vero e proprio.
In Giappone, invece, la loro origine è prettamente festiva. I mochi si mangiano di solito durante le celebrazioni del Capodanno nipponico, o shogatsu. Questo viene celebrato il 1 Gennaio, tranne che nella prefettura di Okinawa, che segue invece la tradizione del capodanno Cinese.
In quest’occasione i mochi possono essere realizzati anche nella variante priva di ripieno. Secondo la tradizione il mochi viene prima abbrustolito sulla piastra, poi avvolto in un rotolo di alga nori e successivamente mangiato.
Sempre in Giappone questi dolcetti vengono usati anche come decorazione per il Capodanno. In questo caso saranno presenti due mochi, uno più grande e uno più piccolo, posizionati l’uno sopra l’altro. Al pari delle lenticchie nella tradizione italiana, il loro significato simboleggia ricchezza e abbondanza. Il nome stesso, infatti, può tradursi con il verbo “possedere, avere ricchezze”.
Mochitsuki, una cerimonia in declino
Forse avrete già avuto modo di gustare questi prelibati dolcetti al ristorante sushi o l’all you can eat di fiducia. Ma probabilmente ignorate da dove hanno origine. In Giappone infatti i mochi venivano preparati seguendo un rituale ben preciso.
Una tradizione che oggi, purtroppo, sopravvive solo in occasione di eventi particolari. Ma che rischia di scomparire, schiacciata dal progresso e dalla tecnologia.
Il procedimento è noto con il nome di Mochitsuki, affascinante per la sua complessa ed elaborata gestualità.
In questa prima fase si forma l’involucro utilizzando riso glutinoso messo a bagno e successivamente cotto. A quel punto il riso passa nell’usu, un mortaio tradizionale dove viene finemente tritato con il kine, un pestello in legno.
Di solito, a questo compito provvedono due persone che lavorano in perfetta sincronia.
I dolcetti raggiungono così una consistenza compatta e collosa. A quel punto si realizzano delle pagnottelle o mini bigné, a seconda che siano ripieni oppure no.
Nascono così i mochi, deliziosi ripieni di bontà.
Le mille e un ripieno
Per quanto riguarda la farcitura, non c’è veramente limite all’immaginazione e alla fantasia. Dal colore del mochi si può in genere capire quale sarà il ripieno; verde per il té, rosa per il ciliegio ecc.
Una variante molto comune di questi dolcetti prevede un gustoso ripieno a base di marmellata. Quest’ultima è quasi sempre la anko, la marmellata di fagioli rossi comune a molti dolci giapponesi, come i doriyaki.
Niente, però, impedisce di usare marmellata tradizionale oppure gelatina, purché dalla consistenza abbastanza compatta. Insomma, quando chiediamo dei mochi, prepariamoci a una scelta quasi più complicata di quella dei rolls! Le farciture sono spesso così invitanti e appetitose che viene la tentazione di assaggiarle tutte.
Ma questa tipologia così diffusa non è l’unica. In Giappone esistono infatti dei mochi ripieni di frutta fresca, dove quest’ultima è tagliata in trasversale e inserita all’interno del dolcetto, insieme alla marmellata.
Il risultato visivo è spettacolare. Infatti, tagliando a metà il nostro dolcetto potremo vedere il cuore del frutto al suo interno. Di sicuro un dessert molto suggestivo e versatile!
E non è ancora tutto. Perché i mochi, questi spettacolari dolcetti giapponesi, possono essere farciti perfino con il gelato. In questo caso si tende a preferire il gelato ai gusti fruttati. Il contrasto fra la pasta collosa del mochi e la morbidezza del gelato al suo interno non potrà non conquistarvi!
Mochi letale? Ma anche no…
Questi dolcetti strepitosi però hanno anche un lato “dark” che pochi conoscono.
Ciò si deve alla tradizionale usanza giapponese che prevede di ingerire il dolcetto in un solo boccone, proprio come si fa con il sushi “classico”.
Le persone anziane, però, non hanno una buona capacità di masticazione e faticano a deglutire. Quindi la pasta di riso, essendo per sua natura molto vischiosa, si attacca alle vie aree e rischia di soffocarli.
Ogni anno in Giappone sono numerosi gli anziani che, per non discostarsi dalle antiche tradizioni, finiscono in ospedale.
Quindi il consiglio quando si ordinano dei mochi è di non avere alcuna esitazione a morderli e mangiarli in più bocconi. La digestione ne avrà beneficio e noi potremo assaporare senza nessun rischio questi dolci spettacolari.